
Il Botswana reintroduce così il culling per gli elefanti. Nei giorni scorsi il governo ha infatti ricevuto da una commissione interna un documento di raccomandazione che auspica la reintroduzione dell’abbattimento selettivo dei branchi di elefanti. Pratica fortemente controversa negli anni ’90. E scelta giuridica inaspettata per un Paese che negli ultimi 25 anni è stato leader indiscusso nella protezione degli ultimi habitat selvaggi della regione, compreso il Delta dell’Okavango.
Se la legge dovesse passare, la conservazione dei grandi mammiferi africani riceverebbe un colpo durissimo, forse irreversibile. Pubblico il comunicato stampa ufficiale di Derek Joubert per Great Plains. Joubert, Explorer in Residence insieme alla moglie Beverly per la National Geographic Society, è un eroe che ha dedicato la sua esistenza alla protezione dei leoni e dei leopardi del Botswana.
Great Plains è una organizzazione non governativa attraverso la quale i Joubert hanno promosso un turismo i cui proventi finiscono in modo equo alle popolazioni locali.
“Il nostro meraviglioso Botswana è tenuto sotto assedio da gruppi lobbistici. Ieri un documento di orientamento programmatico è stato sottoposto al Governo per introdurre una serie di raccomandazioni nell’uso delle faune selvatiche, insieme ad alcuni suggerimenti.
Aprire di nuovo alla pur ampiamente criticata caccia sia agli elefanti che alla wildlife in generale; l’abbattimento selettivo di un consistente numero di elefanti (culling); l’implementazione di industrie adeguate a trattare le carcasse degli elefanti uccisi per trasformare la carne in cibo per animali domestici; aumento del numero delle recinzioni (fences) e di conseguenza interruzione dei corridoi già effettivi che consentono il libero spostamento delle faune.
In un primo momento ho pensato che fosse l’annuncio, un po’ crudele, di un pesce di Aprile, ma in realtà nessuno oggi ha voglia di ridere. Ho dato un nome a questo ‘documento bianco’ : se la legge passerà io credo che debba essere battezzata Botswana’s Blood Law.
Per quanto riguarda noi, stiamo cercando di capire che cosa questo significhi per Great Plains, per gli sforzi che mettiamo nella conservazione, ed anche per i nostri partner, ospiti e amici.
È difficile ammetterlo, ma non riesco a credere che nessun governo al mondo, a parte il Botswana, che sia conosciuto nel mondo per la sua moderazione e per le sue politiche ben informate, potrebbe adottare una politica del genere.
Ho già visto abbastanza elefanti abbattuti da delinquenti. Non ho bisogno di vederne ancora, a migliaia, uccisi dal nostro stesso governo. So quali danni fanno le recinzioni, ne servono di meno, non di più.
Ho passato la vita a sostenere l’esigenza di definire corridoi connessi l’uno all’altro, perché la scienza è molto chiara a proposito: sono stati già Darwin e Wallace, con la biogeografia, a dimostrare che più piccola è l’isola, più è rapido il tasso di estinzione.
La legge di sangue che il Botswana si appresta ad approvare renderà reale ognuno di questi effetti negativi. Faremo sentire la nostra voce contro tutto questo, con tutta la forza che abbiamo.
Lo farò personalmente, come CEO di questa compagnia, per la nostra Fondazione, come grande investitore in Botswana e insieme a Great Plains, che agirà nello stesso modo.
La comunità globale, e anche la nostra comunità qui, in Botswana, è qualcosa di meglio di tutto questo; la nostra etica a Great Plains è interamente fondata sulla cura. Cura per le comunità, con cui dividiamo i profitti e le entrate, per i nostri ospiti e collaboratori, cura per l’ambiente e tutto ciò che contiene.
Nulla, invece, in questo documento, riguarda la cura. Va in una direzione completamente opposta ed è per questo che, con questo comunicato stampa, noi dichiariamo la nostra ferma opposizione alla proposta. La nostra promessa è che faremo qualunque cosa sia in nostro potere, nei termini della legalità, perché questa legge di sangue non passi”.
Rispondi