PNAS fossil monkey Fig 8
(La mandibola della specie di scimmia del Vecchio Mondo, Alophia, recentemente scoperta sovrapposta ad una seconda fotografia del sito fossile dove gli scienziati stanno scavando adesso. Il fossile è datato 22 milioni di anni fa e misura 3.7 cm di lunghezza. I denti e l’osso si sono spezzati durante il processo di fossilizzazione).

E’ stata scoperta a Nakwai, in Kenya (una località tra Nairobi e Marsabit, nel nord del Paese) parte della mandibola di una nuova specie di proto-scimmia datata a 22 milioni di anni fa, nel primo Miocene, che getta nuova luce sull’origine e l’evoluzione delle antiche scimmie della super famiglia dei cercopitecidi. La ricerca che dà conto della scoperta è uscita sulla PNAS lo scorso 13 marzo .

La nuova specie battezzata dai ricercatori Alophia metios presenta i primi tratti degli sviluppi morfologici associati con l’evoluzione della dentizione dei cercopitecidi: “la scimmia di Nakwai rivela che la iniziale radiazione delle antiche scimmie fu in un primo tempo caratterizzata da una riorganizzazione della struttura morfologica fondamentale dei molari”.

La mandibola di Alophia possiede infatti degli adattamenti evolutivi nei molari compatibili con una dieta frugivora e fornisce solide evidenze all’ipotesi che la capacità di queste scimmie primitive di mangiare foglie comparve solo successivamente, a Miocene avanzato. 

Il ritrovamento ha una importanza notevole nella ricostruzione della radiazioni evolutiva dei cercopitecidi, ma anche delle prime fasi dell’albero genealogico umano e dei primati.

I cercopitecidi infatti cominciarono a separarsi dalle grandi scimmie antropomorfe, ossia i primati, circa 30 milioni di anni fa ed ebbero uno straordinario successo evolutivo che arriva sino al presente, con le 130 famiglie di cercopitechi attualmente viventi.

L’espansione geografica di queste scimmie e la varietà di habitat che occupano ha eguali solo nel nostro genere, gli Ominidi. Tutti i cercopitechi viventi si distinguono grazie ad una particolare conformazione dentale, la cosiddetta bilofondontia, ossia la presenza di due creste che si incrociano sulla superficie dei molari.

Le creste consentono di masticare diversi tipi di cibo (frutta, foglie, semi duri, radici) e quindi di adattarsi a una varietà di habitat. La bilofondontia offre un “apparato dentale” molto flessibile, che si è evoluto specializzandosi in modo da riuscire a spezzare, triturare e masticare cibi dalle proprietà meccaniche differenti. 

Alophia si colloca in una epoca intermedia rispetto ai fossili finora studiati dell’Uganda e della Tanzania, rispettivamente datati a 19 e 25 milioni di anni fa: “Questo nuovo primate di Nakwai è un membro di una variegata, ma primitiva fauna di mammiferi africani”.

Kappelman, antropologo e geologo della University of Texas ad Austin, co-autore dello studio, spiega: “gli animali che condividevano lo stesso ambiente di Alophia erano parte di una radiazione di forme che si evolse per decine e decine di milioni di anni su una isola-continente isolata, la Afro-Arabia.

I già grandi comprendevano una notevole varietà di antichi elefanti e c’era anche l’Arsinoterio, un animale che assomigliava ad un rinoceronte visto di lato, ma che aveva due corni sul muso. C’erano anche mammiferi dell’ordine degli Hyracoidei, di ogni forma e taglia.

Questi animali sono chiamati Afroteri, perché si evolsero su di un continente isolato; fu soltanto più tardi, quando l’Afro-Arabia si saldò con l’Eurasia, che gli animali che oggi consideriamo tipicamente africani – l’antilope, i leoni, le iene, i rinoceronti, le zebre – entrarono nel continente e presero ad evolversi  nella fauna che conosciamo.

Molti Afroteri, ad esempio l’Arsinoterio, si estinsero, ma non siamo in grado di dire se ciò avvenne per competizione con le nuove forme viventi o a seguito di cambiamenti climatici”. 

I denti di Alophia presentano delle somiglianze con quelli dei Victoriapitecidi, una famiglia estinta di scimmie primitive presenti nella regione al principio del Miocene che erano ancora sprovviste della doppia cresta sui molari superiori e inferiori.

“Gli studi di genetica molecolare sulle grandi scimmie moderne e sulle scimmie più piccole mostrano che si sono separate l’una dall’altra circa 30 milioni di anni fa. Le evidenze fossili di entrambi i gruppi per i successivi 12 milioni di anni sono piuttosto sparse – spiega Kappelman – e includono una manciata di reperti.

Dal momento che le scimmie fossili a partire da 18 milioni di anni fa e anche più giovani, e tutte le moderne scimmie del Vecchio Mondo hanno la bilofondontia, molti scienziati hanno ipotizzato che la bilofondontia potrebbe risalire alle primissime scimmie.

Se fosse così, l’origine di questo tratto specifico e della sua correlazione con l’inclusione delle foglie nell’alimentazione potrebbe spiegare perché le grandi scimmie e le scimmie più piccole si separarono: i grandi primati specializzati su una dieta con frutta e le scimmie su una dieta con foglie.

E tuttavia, Alophia non aveva la bilofondontia e probabilmente mangiava frutta e noci. La bilofondontia dovette evolversi successivamente. Abbiamo riscritto una storia che sembrava semplice e forse la abbiamo anche riformulata”. 

Una storia che ci riguarda da vicino. I cercopitecidi hanno infatti un lontanissimo antenato in comune con gli ominidi. Kappelman: “un modo di pensare ad Alophia è che essa sia un lontano cugino degli ominidi. Ragioniamo per analogia: gli scimpanzé e gli umani hanno un antenato comune che si colloca in qualche momento tra i 6 e gli 8 milioni di anni fa e quindi noi possiamo pensare a questi due gruppi come a due cugini.

In maniera simile, circa 22 milioni di anni fa Alophia si è separata dall’antenato che aveva in comune con gli ominidi da 8 milioni di anni, ed è diventata un cugino degli ominidi, e di conseguenza, per estensione, di noi, oggi”. 

Più si espande la conoscenza sulle origini della nostra specie, lungo linee di derivazione e di speculazioni differenti che partono dal Miocene, più siamo in grado di capire come abbiamo costruito la “nuova nicchia ecologica umana”. Ossia, l’Antropocene.

PNAS fossil monkey Fig 2
(I ricercatori in cerca di fossili a Nakwai)

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