Home » Europa » Conquistadores Adventum: “il genio di Ojeda”

Le discussioni sulla identità storica europea sono oggi roventi. Non c’entra solo la politica, in questo conflitto tra l’idea di nazione, il futuro di decisioni urgenti che per forza di cose dovremo prendere in modo condiviso su problemi globali, come i cambiamenti climatici, e la generale percezione che molto di ciò che abbiamo ereditato si stia atrofizzando. La civiltà occidentale si trova ormai a dover pagare il conto di uno schema di espansione antico di cinque secoli. Conquistadores Adventum: “il genio di Ojeda” è la seconda parte della intervista in esclusiva a Israel Del Santo, il regista del docufilm evento prodotto dalla Movistar.

Con Conquistadores Adventum, Del Santo è riuscito a raccontare i caratteri fondamentali, archetipici, degli europei di inizio Cinquecento. Questi uomini furono, realmente, i fondatori non solo dell’Europa moderna, e del suo schema di espansione, ma anche della intrinseca attitudine europea a dare forma al mondo intero.

Ecco la seconda parte della nostra conversazione. 

Genocidi ed appropriazione di territori ancora vergini. Conquistadores rende ogni passaggio a tinte grigie, e non bianche o nere. Qui non c’è nessuna traccia di propaganda, in un senso o nell’altro. Concordi?

Sono molto chiaro su questo punto: Conquistadores è ben lungi dall’essere propaganda, e non sai come apprezzo che in Italia tu la veda così. Molti in Spagna, nostalgici per un impero idealizzato (come tutti gli imperi), considerano Conquistadores una serie anti-patriottica che osa parlare male di quei gloriosi conquistatori spagnoli che hanno conquistato il mondo.

Tutto ciò che questi uomini ‘hanno fatto di sbagliato’, lo considerano parte della ‘leggenda nera anti-spagnola’ e tutto ciò che invece  ‘hanno fatto bene’, viene celebrato come parte della ‘leggenda rosa spagnola’. Ma né la leggenda nera era così scura, né la leggenda rosa era così rosa. È a metà che sta Conquistadores.

Conquistadores non è anti-spagnolo, infatti non è contro nulla. Anzi, noi non pensiamo nemmeno che fosse la Spagna la protagonista di quel periodo storico. La Spagna, come la conosciamo ora, non esisteva neppure. Appena esisteva il regno di Castiglia. Su quelle navi viaggiavano uomini dalle molte origini. Magellano era portoghese, Colombo genovese, Pigafetta fiorentino. Le barche si nutrivano, per così dire, di marinai portoghesi e persino di norvegesi ! I giudizi sul male e sul bene non mi interessano. Spettano allo spettatore. 

Come in tutte le storie in cui è l’essere umano il protagonista, c’erano i buoni, i cattivi, i meschini, i nobili di cuore, i codardi, i brutti e i belli. Credere che tutti i conquistatori fossero gentiluomini di bell’aspetto che pensavano solo a costruire università nel Nuovo Mondo è, a dire il meno, un modo di pensare infantile.

La realtà è che questi uomini non erano una ONG. E molti diranno: la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo non esisteva ancora. Certo che no, non esisteva ancora. Ma c’era il ‘Non uccidere’ e il ‘Non rubare’, e quegli uomini, se leggevano qualcosa, leggevano la Bibbia. 

E a proposito della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, basta un’occhiata alla volontà testamentaria della regina Isabella di Castilla per rendersi conto che in questa conquista c’era anche preoccupazione per gli uomini e le donne che vivevano in quelle terre appena scoperte: ‘Ordino che siano trattati come esseri liberi, come fratelli’. Questo è il testamento lasciato dalla regina.

Credere che tutti i conquistatori si attenessero a questo ordine, fa parte, ancora una volta, di un pensiero infantile, capriccioso e partigiano.

Durante lo sviluppo della sceneggiatura e nella raccolta della documentazione, abbiamo sempre mantenuto una premessa: la Spagna di Franco è la stessa di quella di Federico Garcia Lorca, così come la Spagna della conquista è quella di Pizarro, di Pedrarias, di Fray Bartolomé de las Casas e della regina Isabella. 

Magellano è un titano. Il suo carattere è oscuro, forte e ambiguo. Ma comunque titanico. Magellano ha mostrato come noi Europei abbiamo imparato ad essere grandi. Osò navigare nell’Oceano Pacifico. Gli esseri umani devono per forza non avere scrupoli per essere capaci di simili imprese?


Un uomo molto imprudente. Se qualcuno avesse avvertito la spedizione di Magellano del freddo che avrebbero sofferto per mesi sulla costa della Patagonia, pur di raggiungere le terre delle spezie tanto agognate, se lui avesse compreso in anticipo che quel mare completamente nuovo così a sud sembrava tranquillo, ma non lo era affatto, e non si poteva quindi attraversarlo in due settimane, ci volevano mesi …

Se gli avessero detto che per sopravvivere sarebbero stati costretti a mangiare segatura e cuoio bollito … Se Magellano avesse intuito che solo 11 di quei marinai sarebbero riusciti a tornare a casa, ormai senza denti…non sarebbe mai partito.

È stata la capacità di questi uomini di affrontare l’ignoto a renderli esseri giganteschi.

Magellano ed Elcano non hanno battuto il guinness dei primati. Infatti, non furono semplicemente i primi a circumnavigare la terra, a fare il giro del mondo. Furono molto di più.

La loro impresa, senza che neppure lo sospettassero, era la prova definitiva che il nostro Pianeta era davvero una sfera. Ma dimostrarono anche che tutti i mari sono interconnessi, e che quindi possono essere navigati.

Hanno aperto la porta e gli occhi ad una umanità desiderosa di sapere quanto lontano potesse spingersi. Hanno verificato che tutte le mappe erano sbagliate, perché la maggior parte del nostro Pianeta è blu, essendo i suoi mari giganteschi.

E soprattutto, che, proprio per queste ragioni, tutti gli abitanti del globo potevano comunicare attraverso gli oceani. L’idea stessa di globalizzazione è stata creata in quei gusci di noce delle navi di Magellano. 

E tutto questo grazie ad una squadra che, benché portasse bandiera spagnola, sembrava piuttosto una commissione delle Nazioni Unite: il capitano portoghese, il cronista italiano, l’equipaggio spagnolo, norvegese, francese e persino uno schiavo della Malesia che si rivelò essere il primo essere umano ad andare in giro per il mondo.

Penso che dipenda da lui se questo viaggio mantiene ancora oggi un record. E non sorprende che, non essendo un europeo, non fosse il suo nome a finire scritto nei libri di Storia con lettere dorate. La Storia è sempre stata molto classista. 

Magellano, interpretato brillantemente da Denis Gómez, era un uomo oscuro, un capitano che non impartisce mai ordini direttamente ai suoi marinai. Una personalità di ferro capace di sostenere ogni tipo di disgrazia a vantaggio dell’impresa e del bene dei suoi uomini.

Elcano deve essere stato un velista straordinario e del resto senza Pigafetta, il cronista della spedizione, nessuno avrebbe saputo assolutamente nulla, perché senza i suoi scritti non avremmo ricordato nessuno di questi uomini. 

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L’ignoto non è solo la geografia del nuovo mondo, nel tuo film, ma anche la verità più intima dell’animo umano. Noi stessi sembriamo emergere da un oceano di spinte emotive sconosciute e da passioni che hanno finito con il dar forma al mondo intero. Era tua intenzione far uscire questi aspetti?


Pigafetta scrisse nel suo diario di bordo: ‘Nessuno negli anni a venire si avventurerà a navigare in questi mari’. Vale a dire, non avevano la visione globale di quelli che sarebbero venuti dopo le loro scoperte.

Non potevano averlo. Miguel Diaz de Espada, co-sceneggiatore di Conquistadores insieme a me, ci ripeteva in continuazione queste domande: che cosa ha portato questi uomini a intraprendere spedizioni di questo tipo? Quali sentimenti si portarono dietro dall’altra parte del globo?

È meraviglioso scoprire che ognuno di loro aveva motivazioni molto diverse.

Pigaffetta era quasi il primo turista nella storia, visto che si era imbarcato con Magellano per fame di avventure e per imparare cose nuove. Elcano era sommerso dai debiti in Spagna. Magellano ha voluto dimostrare che era in grado di trovare la rotta per la Cina.

Pizarro sognava di conquistare un impero. Cabeza de Vaca voleva tornare indietro vivo. Cortés era già considerato uno di quei cavalieri dei libri che ebbero così tanto successo in Europa.

C’è solo una cosa su cui tutti sono d’accordo: verso l’Occidente, verso l’ignoto, c’è qualcosa di meglio, più grande e più dorato del luogo da cui provengono. Pochissimi morirono conoscendo l’importanza della loro impresa. Probabilmente nessuno.

In Balboa vediamo fino a che punto il coraggio possa essere ambiguo. Era un criminale, ma anche un uomo libero, un esploratore, un blend di libido e guerra. La parte tenebrosa del carattere luminoso di un esploratore. Parlami di lui e della prima storia d’amore del Nuovo Mondo.


Balboa è un meraviglioso esempio di come è stata la conquista e degli uomini che l’hanno edificata, e sicuramente è morto senza immaginare che anche oggi avremmo parlato di lui. Quando lascia casa sua, non ha in mano niente, neppure un cognome, perché Balboa è un cognome che si dà e si prende, era il nome di un castello vicino alla città dell’Estremadura dove era cresciuto.

Un altro soldato, uno dei tanti fan del vino che si gioca a dadi quel poco che sta vincendo. Uno dei tanti che arrivano in Spagna ingannati con le storie del Nuovo Mondo. Tutti sognano che nel mezzo di quelle giungle ci sia un tesoro con il proprio nome scritto in lettere d’oro.

Ma Balboa non è disposto a tornare a mani vuote. Non c’è nulla che incoraggia un avventuriero più della triste prospettiva di tornare a casa sullo stesso percorso e con gli stessi vestiti con cui ha era partito; quindi, senza nulla da perdere, Balboa è in grado di iniziare come clandestino e finire come capitano. 

Sfortunatamente, non è abbastanza, e non c’è un buon spagnolo che gli possa perdonare tale impudenza: si nasce capitano, non lo si diventa. Anche se Balboa dimostra che non è affatto così.

Balboa dimostra come in questa conquista, quando la corona sta progettando qualcosa, niente funziona, ma se invece 40 spagnoli con poco da perdere e una grande dose di coraggio, sicuramente ‘con cojones, si mettono insieme, be’ sono capaci di qualunque cosa.

La scoperta del Pacifico non è un’importante pietra miliare storica per la Spagna, è qualcosa che riguarda tutta l’umanità. In quei primi 30 anni dopo la scoperta, l’essere umano scopre, grazie a un gruppo di miserabili come Balboa, com’è fatto il mondo su cui abita. 

Che il mondo è rotondo, che è molto più grande di quanto avresti immaginato, che è abitato da più popoli e razze che non avresti nemmeno osato nominare. Balboa scopre il più grande oceano del nostro pianeta! 60.000 anni di evoluzione dell’essere umano e tutto questo viene scoperto in soli 30 anni.

Questa è, per me, la grandezza di queste azioni. Non è un disco volante, né solo un eroe spagnolo, è ‘un grande passo per l’umanità’. Una volta ho chiesto al mio carissimo amico lo scrittore William Ospina, che ammiro molto, se possiamo confrontare la scoperta dell’America con il momento in cui forse cammineremo su Marte per la prima volta. Mi ha risposto: sì, se scoprissimo che Marte è abitato. 

Anauyansi, la donna di Balboa, che bellezza di attrice, vero? C’erano molte Anauyansi nella vita di Balboa, temo che non fosse la prima né l’ultima. Ma in Conquistadores abbiamo voluto insistere in modo molto chiaro su un punto che distingue gli spagnoli dal resto dei colonizzatori europei.

I britannici, i belgi, i francesi, gli italiani, tutti protagonisti di grandi conquiste, uomini di potere, ma nessuno è stato con le persone che abitavano quei nuovi mondi. Certo, gli spagnoli furono lenti nello stringere relazioni sessuali con le popolazioni native, così come tardarono a scendere dalla nave.

Anauyansi è una leggenda, una bella storia basata però su una realtà concreta, e cioè che in quel momento nacque una nuova razza da due fiumi molto diversi. Non è successo in India, o in Congo, o in Sudan o in Eritrea, o negli Stati Uniti o in Australia, o in Mali o in Angola. Invece, in tutta l’America Latina c’erano molti Balboa e molte Anauyansi.

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Che cosa possiamo imparare da questi uomini superbi, enormi in ogni aspetto della loro vita?


Posso dirti cosa abbiamo imparato noi: immagina una serie sui conquistatori, convinci i direttori delle aziende a fidarsi della tua idea, raccogli i soldi per tirare fuori l’opera. Tutto mi sembrava un’impresa enorme come quella di Colombo, Pizarro o Magellano, quando non avevano né barche né uomini per prendere il mare.

È inevitabile arrivare a porsi le stesse domande: ma per cosa? Sei veramente disposto a soffrire ciò che devi subire? Ne varrà la pena? Anche se alla fine del viaggio ti viene tagliata la testa? La risposta per noi è stata facile: se loro non si sono tirati indietro, non ci tireremo indietro neppure noi.

Pedro de Alvarado, un uomo che spero tu possa incontrare nella seconda stagione, è morto nel bel mezzo di una battaglia schiacciato dal suo stesso cavallo. Quando i suoi uomini andarono ad aiutarlo, uno di loro gli chiese: Signore, cosa fa male? E lui rispose: L’anima .. La mia anima fa male.


Ojeda è un uomo ancora più contemporaneo. Nel modo in cui lo hai raccontato, anticipa addirittura il Faust di Goethe nelle sue attitudini di uomo completamente moderno. Avidità e fame di ciò che è radicalmente nuovo. Cosa pensi di lui?


È il mio personaggio preferito, penso di non poterlo nascondere, ed è stato anche scritto apposta per quell’attore, Roberto Bonacini. Un vero mostro. Ojeda è quel personaggio dimenticato dalla Storia che quando lo trovi pensi che sia stato nascosto in attesa che tu lo trovi.

Nessuno si ricordava di lui, neppure gli storici erano in grado di dirmi più di due frasi su quell’uomo .. Ma la sua storia è enorme.

Quando abbiamo provato a vendere questo progetto alla televisione, ricordo che lo portavo sempre ad esempio. Non solo era presente durante la conquista di Granada, ma dicono che da solo si introdusse in una fortezza musulmana, aprendo le porte, in modo che il resto del suo esercito potesse prendere il forte. Non contento di ciò, prima di aprire la porta, si inchinò ai suoi difensori !

Andò in America come capitano, per ordine espresso della regina, accompagnando Colombo, catturò Caonabo, un indiano coraggioso, in un modo disgustoso, come si suol dire, dandogli dei braccialetti che si rivelarono essere catene.

Nel suo successivo viaggio verso terre sconosciute aveva a bordo un tale Amerigo Vespucci e un tale Francisco Pizarro! Mandò in rovina tutte le sue missioni sulla terraferma, il suo carattere era così disastroso che Juan de la Cosa morì a causa sua.

Ojeda affrontò anche il primo pirata dei Caraibi, molto prima, secoli prima di Jack Sparrow .. Non c’è personaggio come lui nella Storia, te lo giuro, se Ojeda fosse stato inglese, avremmo già visto più di 200 film su di lui.

La sua catarsi con gli indiani … La sua morte, da solo, sepolto a faccia in su, con la bocca aperta, per pagare i suoi peccati per l’eternità .. Ojeda è un tesoro troppo ricco per un singolo sceneggiatore. E sì, hai ragione, non è il cavaliere errante del Medioevo, è il meraviglioso ladro che ammiriamo tanto ai nostri tempi.

Come possiamo confrontarci, oggi, con i conquistatori di quei 30 anni?

È quasi impossibile confrontare la scala di valori di uno di quegli uomini con la scala di valori degli uomini e delle donne di oggi. Penso che ciò che ammiriamo di più in loro coincida con ciò che meno capiamo. Coraggio, onore, gloria.

Sono le parole più sacre per un conquistatore del XVI secolo, sono motivi per morire. Ma se a qualcuno di noi fosse chiesto di stilare un elenco dei 10 valori che riteniamo più importanti nella vita, nessuno di noi metterebbe in elenco questi tre.

E, naturalmente, non moriremmo per qualcosa di così insignificante. Loro, con tutte le loro contraddizioni, avevano qualcosa che abbiamo perso molto tempo fa: un motivo per morire.

Una risposta a “Conquistadores Adventum: “il genio di Ojeda””

  1. […] via ESCLUSIVA – Israel Del Santo su Conquistadores Adventum, “Se Ojeda fosse stato inglese, avremmo … […]

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