Home » Europa » Conquistadores Adventum è un capolavoro

Quando una fiction funziona, Netflix o meno, il racconto produce una sensazione fisica, non importa quanti secoli siano passati dagli accadimenti messi in plot del XXI secolo. Ti senti addosso quello che passa sullo schermo. Questo è Conquistadores Adventum, una strepitosa serie tv spagnola, prodotta e voluta dalla Movistar +, che RaiStoria ha trasmesso con l’introduzione di Alessandro Barbero.  Conquistadores Adventum è un capolavoro. .

Conquistadores Adventum racconta la storia dei primi decenni della scoperta e poi della conquista del cosiddetto Nuovo Mondo: dal 1492 al 1530. Decenni preparatori, decenni di prove generali di quella che Peter Linebaugh e Marcus Rediker hanno definito “l’impresa atlantica” e cioè l’avvio del meccanismo di espansione territoriale e coloniale durato due secoli e mezzo oggi chiamato Capitalismo.

Astutamente, e con una notevole onestà intellettuale, gli autori fissano l’origine della storia dei Conquistadores nel campo dell’esercito spagnolo davanti a Granada, ultima roccaforte musulmana in terra ispanica. Isabella di Castilla passa in rassegna l’esercito, incita i suoi.

Dinanzi ad un soldato che le crolla ai piedi sconvolto dall’entusiasmo della crociata religiosa e dalla riverenza assoluta per una sovrana altrettanto assoluta, con atto di tenerezza dice: “avremo altre battaglie in cui la Spagna sarà vittoriosa”.

Già la attende una conversazione con l’italiano Colombo (un super convincente Miguel Lago), che sa che le esplorazioni sono ispirazioni della divina saggezza nel cuore di uomini audaci impegnati a far trionfare la gloria di Dio meno di quanto, invece, siano esercizio del potere di uomini su altri uomini.

“Sua maestà deve avere il coraggio di regnare”, dice Colombo a Isabella per convincerla a finanziargli la spedizione atlantica.

Conquistadores Adventum è stata girato con una precisione documentaria al millimetro, tanto che la televisione spagnola ha parlato di un nuovo genere a metà tra la fiction e il documentario.

Il casting, in particolare, è curato in modo direi artistico, fuori dai canoni gommosi di Hollywood: si son cercati, con una indagine evidentemente iconografica condotta in collezioni museali, volti e corpi di uomini dall’aspetto cinquecentesco, pittorico.

I Conquistadores – Colombo, Fransisco Pizarro, Vasco Nunez de Balboa, Alonso de Ojeda – sono caratteri religiosi, barbuti, brutali. Sussurrano alla spada e alla croce traendo ardimento da un carattere per noi quasi inaccessibile. Oscuro.

L’oscurità è infatti l’atmosfera metafisica di Conquistadores.

Colori tutti sul verde, sul blu, sul grigio, una monocromia che in qualche modo riflette la poca luce della foresta tropicale intatta in cui si addentrano gli Spagnoli, ma che è anche una metafora di altro.

E questo altro è il principio stesso della civiltà occidentale, che gli autori sembrano aver messo in sceneggiatura più guardando a Nietzsche che a modelli come Nuovo Mondo di Terrence Malick. La nostra civiltà occidentale, che non riusciamo più a leggere se non entro schemi di matrice positivista importati dalla cultura di massa americana, non viene dalla luce, ma dal buio.

Un buio che Conquistadores mostra in molte declinazioni, tutte efficacissime dal punto di vista cinematografico: il buio del totalmente ignoto, che era ovviamente paura fottuta, ma anche adrenalina purissima, e quindi motore a pieno regime per l’impresa.

Il buio della ferocia di caratteri puramente erotici come De Ojeda (l’ottimo Roberto Bonacini), il “demonio dagli occhi azzurri” devoto alla Vergine Maria, prototipo appunto nietzschiano di una volontà di potenza ambiguamente fusa con un desiderio di affermazione incomprensibile al suo stesso animo.

Il buio dei genocidi che verranno, che la conquista imponeva e voleva. Tutto questo fa riflettere lo spettatore europeo, che nello spettacolo avverte l’ingombrante sentimento di avere qualcosa di più di un lontano passato in comune con questi precursori oscuri dell’altrettanto oscura avanzata del capitalismo globale. 

La lingua di tutto questo fu lo spagnolo. I Conquistadores parlano uno spagnolo maestoso e terrificante. La sonorità scultorea, eburnea e tornita della lingua va purtroppo perduta in traduzione, ma chiunque volesse avere una sensazione fisica di cosa fu per l’Europa, e poi per l’umanità intera, arrivare oltre le colonne d’Ercole, Conquistadores Adventum lo deve vedere.

6 risposte a “Conquistadores Adventum è un capolavoro”

  1. Anna Chiara Ferrero

    Ottimo consiglio!

  2. Oltre a quelle di Barbero introvabili anche a pagamento.

    1. L’ultima introduzione di Barbero alla ultima puntata di Conquistadores è stata di una onesta’ intellettuale straordinaria : in questa serie si è pur visto dell’eroismo e non è affatto strano o disdicevole per che decenni anche nel novecento la Spagna moderna abbia guardato a periodo come ad una età dell’oro. Barbero ha ragione. La retorica a buon mercato non serve per far luce in fatti storici che oggi possono apparirci chiarissimi sotto la luce di una morale acquisita, ma che non lo furono affatto nel loro stesso accadere e svilupparsi. Conquistadores racconta più di ombre che di luci, perché l’ambiguità dell’animo umano – come sempre – fu un elemento strutturante della conquista. Cose del genere non si leggono sui libri di scuola, purtroppo, e va a merito di Barbero e di Israel Del Santo averlo detto, spiegato e messo in scena.

      1. Doppiaggio (italiano) formidabile comunque introvabile (solo spagnolo).

      2. Buongiorno, ho parlato di Conquistadores con il regista : l’intervista è in prima pagina. Serene festività

  3. E’ meglio il regista o Barbero?

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